martedì 31 marzo 2009

Esami venduti all'università di Catanzaro

Scandalo in Calabria: sequestrate 48 lauree sospette

Sono ben 48 le lauree in giurisprudenza ritenute 'sospette' e per questo motivo sequestrate dalla Procura della Repubblica di Catanzaro nell'ambito di un'inchiesta sui presunti esami venduti dell'Università Magna Grecia del capoluogo calabrese e che aveva già portato all'arresto di un funzionario dell'ateneo. “Ci sono alcune persone che hanno conseguito l'abilitazione alla pratica forense e sono iscritti agli ordini professionali”, afferma il procuratore Vincenzo Antonio Lombardo, pur sottolineando che si tratta di “un numero rosicato”. Una decina circa che risulta essere iscritta a diversi ordini della Calabria, nonché in alcune regioni del nord Italia. Le persone a cui adesso sono state sequestrate le lauree si trovano indagate a vario titolo di corruzione, falso in atto pubblico, falso per induzione, soppressione e distribuzione di atti ed esercizio abusivo della professione forense. È ancora da accertare invece se coloro che hanno conseguito il titolo di studio in questione, abbiano anche avuto delle agevolazioni illegali come quella, per esempio, di non affrontare l'esame ma trovare nel libretto la certificazione del superamento dello stesso. Intanto la Procura della Repubblica ha pensato bene di segnalare agli ordini professionali i nomi delle persone indagate e a cui è stata sequestrata la laurea in legge. Toccherà quindi poi agli ordini forensi provvedere, almeno per il momento, a sospendere le persone coinvolte nell'inchiesta, fino a quando non venga definitivamente fatta luce sulle loro posizioni. Un'inchiesta coordinata dai sostituti procuratori Salvatore Curcio e Paolo Petrolo, e che, iniziata già nel 2007, aveva portato all'arresto e alla condanna a tre anni di reclusione per il funzionario dell'ateneo di Catanzaro Francesco Marcello, con l'accusa di aver ricevuto denaro in cambio della falsificazione dei libretti universitari. Nel settembre 2008, inoltre, sempre la Procura aveva sequestrato altre 13 lauree che erano state poi confiscate in seguito al patteggiamento degli indagati. Matilde Geraci




Potevano bastare 300 euro per farsi attestare sul libretto di aver superato un esame, in realtà mai sostenuto. Lo ha rivelato uno studente della facoltà di Giurisprudenza, collaboratore nell'inchiesta che ha portato all'arresto lo scorso anno di un funzionario dell'Università di Catanzaro, Francesco Marcello, accusato di aver percepito denaro in cambio della falsificazione di alcuni esami e già condannato in primo grado. Corruzione, falso in atto pubblico, falso per induzione, soppressione e distruzione di atti, esercizio abusivo della professione forense, sono queste le accuse che i pubblici ministeri di Catanzaro Salvatore Curcio e Paolo Petrolo hanno notificato ad altrettanti dottori in Giurisprudenza, contestualmente a un decreto di perquisizione e sequestro con cui i carabinieri del reparto operativo della città calabrese hanno setacciato gli archivi degli uffici amministrativi dell'Ateneo catanzarese, alla ricerca di prove a riscontro delle ipotesi di reato formulate dai magistrati. «Nell'ambiente universitario - ha raccontato ai pubblici ministeri lo studente collaboratore - si sapeva che c'era la possibilità di comprare gli esami tramite il signor Marcello. Parlando quindi mi è stato spiegato che c'erano dei personaggi che si muovevano con astuzia, avvicinando gli studenti in difficoltà, che magari avevano problemi per superare qualche esame. Poi da lì ti dovevi affidare completamente a loro». Quindi quando non si superava un esame, bastava rivolgersi a loro che regolavano tutto, apponendo le firme false sui libretti e sugli statini, ma non avevano fatto i conti con un professore che ricorda a memoria i nomi degli studenti che fanno esami. L'inchiesta, infatti, era partita da una denuncia di un professore che si era accorto che sul libretto di una laureanda vi erano troppe abrasioni, ma soprattutto che la stessa avesse superato l'esame relativo alla sua materia senza che il docente ne sapesse nulla. L'indagine della procura della repubblica di Catanzaro che ha portato al sequestro delle 48 lauree prosegue, quindi a ritmo serrato.I militari dell'Arma su disposizione del sostituto procuratore della Repubblica Salvatore Curcio, hanno sequestrato una consistente documentazione negli uffici amministrativi della facoltà che è adesso al vaglio degli inquirenti. «La tempestiva denuncia che, a suo tempo, gli organi dell'ateneo avevano presentato alla Procura di Catanzaro trova i suoi elementi di chiarezza». È stato il primo commento del Rettore dell'Università di Catanzaro, Francesco Saverio Costanzo, il quale esprime un «chiaro apprezzamento per i modi e i tempi con i quali la Procura della Repubblica di Catanzaro ha fatto chiarezza su quanto denunciato dalla stessa Università «Magna Graecia», in merito a sospetti di irregolarità nell'attestazione di esami universitari per il Corso di Laurea in giurisprudenza. Questo fatto ci conforta - aggiunge il Rettore - perché testimonia che la strada scelta dalla nostra Università per il massimo livello di attenzione, di controllo e di trasparenza da dedicare a tutti gli aspetti della vita amministrativa, è una scelta che viene ripagata. Tale orientamento sarà ulteriormente perseguito e rafforzato in ogni aspetto della vita accademica». «È una situazione che si aggrava e che apre scenari inquietanti» - commentato il Presidente dell'ordine degli avvocati di Catanzaro, Giuseppe Iannello -. Siamo preoccupati in modo particolare per quei casi di avvocati che esercitano già la professione. Il fatto, poi, si commenta da solo. Dobbiamo attendere, però. che concludano le indagini della Procura per capire fino in fondo quanto e' diffuso il fenomeno. Nei prossimi giorni ci sarà una riunione del consiglio dell'ordine e non escludo che affronteremo anche questa vicenda».




«Si è comprato la laurea in Legge a Catanzaro»

IL CASO. Un calabrese residente in città fra i 48 indagati per corruzione. Alcuni esami non li avrebbe mai sostenuti

Avrebbe pagato un funzionario infedele dell'ateneo "Magna Graecia" per farsi registrare i voti sul libretto. Ora lavora per una società privata


C'è anche un vicentino fra i finti dottori in Legge proclamati dall'università Magna Graecia di Catanzaro. È quanto sostiene la procura calabrese che ha coordinato le indagini dei carabinieri e che l'altra mattina ha spedito avvisi di garanzia a 48 persone, accusate a vario titolo di corruzione, falso in atto pubblico, falso per induzione, soppressione e distruzione di atti ed esercizio abusivo della professione.
Salvatore Vaccaro, 40 anni, originario di Crotone ma da tempo domiciliato in città dove lavora in un'azienda privata, risulta fra coloro che avrebbero comprato qualche esame pagando il funzionario infedele dell'ateneo Francesco Marcello, 50 anni, di Catanzaro, già arrestato nei mesi scorsi durante la prima fase delle indagini e che al quale il tribunale ha già inflitto tre anni di reclusione.
Il diploma di laurea di Vaccaro, al pari degli altri 47 nuovi indagati, è stato sequestrato dalla procura e ora il "dottore" corre il rischio di vedersi confiscare il suo titolo di studio. Carta straccia, come accaduto per i primi 13 laureati che hanno preferito patteggiare.
D'altronde, è il ragionamento della procura calabrese, quel titolo è stato ottenuto su presupposti non validi. Infatti, per raggiungere il momento della discussione della tesi davanti alla commissione di facoltà, che apre il passo alla proclamazione di "dottore" e al diploma, è necessario aver superato tutti gli esami previsti dal programma di studi. E non sarebbe stato il caso, ad esempio, di Vaccaro, il quale è accusato di aver comprato alcuni esami che evidentemente non riusciva o non intendeva affrontare.

Il meccanismo scoperto dai carabinieri in realtà era piuttosto semplice: Marcello, ex responsabile della segreteria degli studenti, incassava le mazzette e in cambio falsificava i registri delle varie materie e i libretti universitari, o alzando i voti a piacimento oppure registrando esami in realtà mai sostenuti. Nessuno, in segreteria, si sarebbe mai accorto di nulla.
A scoprire il polverone, nel 2007, era stata la procura che aveva scoperto un circuito criminale perverso in università. E ora, dopo il primo processo, sono emersi una serie di altri casi di compravendita di esami che hanno portato poi alla laurea.
Il caso del vicentino, peraltro, è dei meno gravi. Fra gli altri 47 indagati ci sono infatti 10 avvocati iscritti ai rispettivi ordine provinciali (soprattutto della Calabria, ma anche di regioni del Nord Italia) e 25 praticanti. Esercitano la professione di avvocato, pur senza averne titolo.
E ancora altri indagati lavorano in enti pubblici dopo aver vinto concorsi statali, ai quali avevano potuto accedere grazie proprio alla laurea in Giurisprudenza. La loro posizione è tutta da valutare, e non è escluso che se al termine del processo, che prenderà il via alla fine delle indagini, il loro titolo sarà annullato, quei concorsi siano da rifare a distanza di anni dalla loro conclusione.

Vaccaro, invece, opera per un'azienda privata, e per questo non dovrebbe avere problemi sul posto di lavoro. Resta anche da verificare, spiegano da Catanzaro, cosa intenda fare il consiglio di ateneo della facoltà di Legge sui 48 casi emersi finora nel corso degli accertamenti: vanno annullati in toto i curricula universitari degli indagati, o per loro restano da rifare realmente e legalmente gli esami che hanno comprato da Marcello, oltre ovviamente alla tesi?

Diego Neri - Il Giornale di Vicenza - 25/03/2009




Esami venduti all'università di Catanzaro. Il prorettore: non ci infangheranno L’ateneo istituisce una commissione disciplinare per valutare le misure contro studenti e laureati coinvolti


Tra i destinatari del provvedimento dieci avvocati, che esercitano la libera professione iscritti a diversi ordini della Calabria ed anche in regioni del nord Italia, 25 praticanti avvocati e 13 professionisti vincitori di concorso nella pubblica amministrazione.


di Vincenza de Iudicibus. Il Messaggero - ROMA (31 marzo) - Si era presentata all’università per il suo momento di gloria, vestita di tutto punto e con un fitto stuolo di parenti e amici al seguito. Ma uno dei professori in commissione, mentre la studentessa esponeva la sua tesi di laurea in Economia aziendale, aveva avuto un improvviso flash: la giovane aveva sostenuto con lui un esame e aveva rifiutato un 18. Da allora non l’aveva più vista, e si domandava come potesse aver superato in altri modi l’esame, arrivando al giorno della laurea. Lo scandalo degli esami "venduti". Nasce così, dal sospetto di un docente diventato prima certezza, poi denuncia alla Procura della Repubblica, il filone di inchiesta sullo scandalo degli esami "venduti" all’università Magna Graecia di Catanzaro. Filone che dal novembre 2007 ad oggi si è esteso a macchia d’olio coinvolgendo la facoltà di Giurisprudenza, con l’annullamento di 48 lauree la scorsa settimana. Tra i destinatari del provvedimento dieci avvocati, che esercitano la libera professione iscritti a diversi ordini della Calabria ed anche in regioni del nord Italia, 25 praticanti avvocati e 13 professionisti vincitori di concorso nella pubblica amministrazione.L’indagine riguarda un periodo di tempo che va dal 2000 al 2007. Anni in cui a Catanzaro si consumava una vera e propria compravendita di esami che non venivano nemmeno sostenuti. A renderlo possibile era il dipendente della segreteria didattica dell’università Marcello Francesco (condannato a tre anni di reclusione), che si faceva pagare per falsificare statini, facendo risultare come superati esami mai sostenuti . Per 65 volte lo aveva fatto senza essere scoperto. Ma la Magna Graecia non ci sta ad affondare nello scandalo. Motivo per cui il Prorettore dell’università Luigi Ventura, preside della facoltà di Giurisprudenza, racconta l’episodio della laureanda in Economia: «Subito dopo aver notato l’anomalia di quella studentessa abbiamo istituito un comitato tecnico – spiega – Abbiamo verificato altri tre casi simili, e denunciato gli episodi alla Procura della Repubblica affinché indagasse su come avvenivano le falsificazioni degli esami. Siamo stati in assoluto il primo ente che si è auto-denunciato, pur consapevoli di ciò a cui quest’azione avrebbe portato». Il maxifascicolo dello scandalo vede iscritte nel registro degli indagati 68 persone. Le accuse spaziano dall’associazione per delinquere al furto aggravato. E poi, ancora: abuso d’ufficio, peculato, corruzione e falsità materiale e ideologica. L’ateneo istituisce una commissione disciplinare. L’ateneo ha istituito nei giorni scorsi una commissione disciplinare per esaminare la posizione di studenti e laureati coinvolti nell’inchiesta, e si è costituito parte civile: «Su studenti e laureati abbiamo poteri disciplinari – continua Ventura – Possiamo annullare esami e lauree e sospendere gli studenti fino a tre anni. In realtà ciò che vorremmo fare sarebbe espellerli, ma l’ordinamento non ce lo consente». Il furto dei test di ammissione a Medicina. Un’altra tranche dell’indagine riguarda il furto dei test di ammissione alla facoltà di Medicina: i magistrati hanno chiesto tre mesi di proroga per smantellare la rete di complicità che si nasconderebbe dietro le dichiarazioni dell’impiegato informatico Antonio Cuteri e dell’addetto alle pulizie e vigilanza delle aule Walter Mancuso, entrambi coinvolti e che verranno giudicati ad aprile. Anche in questo caso il prorettore Ventura vuole sottolineare l’immediatezza della denuncia: «Ero all’università nel pomeriggio in cui il Rettore si accorse di ciò che era successo – dice – l’indomani mattina eravamo in Procura per denunciare l’accaduto. Quello che dispiace è veder coinvolti in questi scandali e sporcati dal fango che ci è stato gettato addosso i professori, e gli studenti estranei a queste manovre che hanno sempre studiato e si sono sempre dati da fare». Le iscrizioni non calano. Ma gli scandali non scoraggiano le immatricolazioni. Negli ultimi due anni, infatti, le iscrizioni alla Magna Graecia non sono diminuite: «Abbiamo quattromila iscritti e richieste crescenti – conclude Ventura – Anche nella facoltà più colpita dallo scandalo, quella di Giurisprudenza: ogni anno con il numero chiuso prevediamo 600 ingressi, ma le richieste superano sempre il tetto delle ammissioni».